domenica 27 febbraio 2011

La Chicca del week end..

Dal primo blog di Claky: 19 dicembre 2007

Violini del cazzo.

In una città come Milano, dove la gente ti passa accanto guardando oltre al tuo fattore corporeo, esattamente come se fossi completamente trasparante, e dove il tuo sguardo funge da riflettore che dà importanza senza averne, dove vedi menti alzarsi fino al tuo naso e tu non ce la fai e vuoi solo correre e ridere...
Nella città più bigotta d'Italia, dove o ti riconosci in lei o sei una provinciale del cazzo senza cognizione, dove sei sempre vestita in modo disadeguato se non hai un cazzo di nome sul culo o sul colletto... Ma mi chiedo, in questa città dove il grande sogno sono un mucchio di soldi e grandi fighe a seguito... dove la bellezza è solo quello che ci dicono che è, dove esprimere un gusto fa paura e mette in moto una serie di meccanismi malati di non comunicabilità dei sentimenti...

In una fottutissima città come è Milano, che si permette di essere così solo perchè noi, comunque, la amiamo lo stesso, cosa deve fare una persona come me. Chiudo gli occhi e vedo un campo, quei violini, sempre loro. Esce una lacrima e l'asciugo subito. Spalanco gli occhi quasi a fermare le immagini di pace che mi provocano dolore. 

Un tempo portavo in giro la mia bellezza: quella era l'unica cosa che volevo che vedessero. Milano mi ignorava, perchè tutte le donne a Milano fanno così. Poi ho iniziato a credere davvero di valere qualcosa. Ho visto tanta bellezza dentro di me che ho iniziato a non vedere più quella fuori. Mi sono ribellata a Milano. Mi sono elevata al di sopra di lei, sono riuscita ad odiarla, tutti nelle loro caselle come in un alveare... dolcissimo, ma così stretto. Ero così sicura che avrebbero visto tutti la mia vera bellezza. Ma in questa lotta contro Milano e le sue convinzioni... mi sono ritrovata a scegliere il bello anche io. Come milioni di api, anche io nel mio esagono di alveare. Ero io la prima, ero più Milano io di tutti quanti gli altri. Ancora quel sorriso finto che faccio, ma senza alcun rumore. E gli occhi che si richiudono, alla voraginosa ricerca di quelle immagini di pace che temo di non riuscire più a trovare. Le cerco muovendo appena le dita della mano sinistra, quasi come se potessi sentirle nell'aria, e mi accorgo che sono lontane, che non ne ho più. Anche questi violini del cazzo la devono smettere, mi fanno battere il cuore, mi fanno sperare che ci siano veramente queste immagini di pace. Ancora una lacrima, chissà, forse è la stessa di prima. E' così tanto che non piango.. Spalanco gli occhi e velocemente l'asciugo.

Milano non deve sapere che sono debole.

2 commenti:

  1. Mi sembrava di averlo già letto... :-P

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  2. Claudia, Milano è una città splendida, che sai bene piacermi da morire, ma è vero tutto quel che dici, bisogna saper prendere tutto quel di buono che sa regalarti e voltare lo sguardo dinnanzi a tutto il resto... è difficile, ma è questo quel che si dovrebbe fare...

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